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Il corpo delle donne - 2
Pubblicato da Marcella De Carli
Ieri sera a Milano la sala della Camera del lavoro era strapiena, con persone sedute per terra e altre in piedi in fondo, per assistere alla proiezione del video “il corpo delle donne” e per partecipare al dibattito con i registi moderato da Assunta Sarlo.
Gli interventi hanno preso una piega che definirei politica, antropologica e sociologica. Interessante. Poco spazio è rimasto per affrontare quello che però io sento come una urgenza davvero reale, ovvero l’aspetto dis-educativo della televisione.
Ricordo che quindici anni fa in Università studiavo sui primi testi che analizzavano i danni della televisione sui bambini, ma se ripenso a “quella” televisione mi viene da ridere.
E’ utile che il documentario venga mostrato nelle scuole medie e superiori, ma, scusate, mi sembra che possa valere un po’ come il metadone dato ai tossici. Arrivati a dodici anni io credo che i ragazzi siano ormai assuefatti a certe immagini e a certi messaggi.
Vorrei anche che emergesse come il rischio sia più alto per i figli delle classi sociali più povere economicamente e culturalmente, dove è prassi che la televisione sia accesa durante il giorno come sottofondo (come dice una persona che conosco “mi fa compagnia….”). Gli autori testimoniano di come il materiale utilizzato per la realizzazione del video si riferisca solo alla fascia che va dal mattino alle otto di sera!
Qualcuno sceglie, come me, di supervisionare ciò che i figli vedono (per la maggior parte film in dvd), ma la televisione arriva loro comunque quando vanno a casa degli amici, dei nonni, dei vicini di casa…
Non è quindi un fatto privato ma sociale e come tale deve essere affrontato, se si pensa che nella scuola dell’infanzia ci sono educatrici, cresciute con questa televisione, che si complimentano con le bambine vestite da piccole seduttrici o che deridono bimbi che si approcciano a giochi da “femmine”.
Se, come diceva Maria Montessori, “il bambino è il padre (e la madre, n.d.r.) dell’uomo (donna) adulto che diventerà un giorno”, dovremmo fermarci a pensare a chi stiamo crescendo; piccole geishe e piccoli, violenti, conquistatori impotenti.
Potere del web
Pubblicato da Marcella De Carli
E’ iniziato tutto ad ottobre quando, in preda all’ansia da tagli gelmontiani, ho pensato ad un’alternativa alla mia vita, non solo milanese, quanto italiana. Così, due parole su google (”montessori spagna”) e sono capitata in un mondo nuovo. Lo stesso giorno una ragazza francese che vive a Valencia aveva aperto un thread sul forum di un sito dedicato ai genitori in cui si proponeva per un confronto sul metodo montessori…
Ad oggi i thread sono diventati quattro ed è stato aperto un blog e, cosa assai più interessante, ci sono stati già due incontri, due “charlas”, una a Madrid e l’altra, a cui ho appena partecipato, a Barcellona.
Chissà che anche in Italia non riesca a nascere qualcosa di analogo…
La vera differenza montessori: la libera scelta del bambino
Pubblicato da Marcella De Carli
Che cosa mi fa pensare che nel pensiero Montessori ci sia qualcosa di speciale che lo porta ad essere sempre ad un livello superiore rispetto ad altri “metodi”? Intanto il materiale geniale, l’atteggiamento defilato che l’adulto deve tenere mettendosi da parte ed imparando ad osservare , l’ambiente preparato e continuamente adattato alle esigenze…ma una volta date tutte queste cose ciò che davvero cambia radicalmente la prospettiva è la “libera scelta”, cioè l’idea che il bambino sia in grado di autoeducarsi, di seguire un proprio percorso partendo da ciò che è l’interesse che lo muove in quel determinato momento. In questo senso il “metodo” diventa un aiuto alla vita che si svolge in ogni bambino.
Bisogna vederlo realizzato per credere che si possa fare, ma non è così complicato come si immagina.
Nelle scuole “comuni” dove tanto si parla di individualizzazione dell’insegnamento (meglio, dell’apprendimento) si potrebbero mettere in atto alcuni semplici spunti montessoriani, come quello del lavoro libero, che non equivale a del tempo in cui ognuno fa quello che vuole, ma a delle ore in cui i bambini scelgono tra varie proposte quella che desiderano sviluppare. Si possono preparare schede (montessorianamente si chiamano “comandi”) in dei raccoglitori divisi per materie; i bambini scelgono il lavoro che desiderano, lo eseguono, l’insegnante è a disposizione, osserva e aiuta se le viene richiesto.
Sembra cosa da poco, ma presuppone un atteggiamento dell’adulto completamente nuovo rispetto a quello a cui molti sono abituati, perchè bisogna sapere mettersi da parte e non pretendere più di essere il centro del processo educativo. Per la mia esperienza di maestra l’umiltà verso il bambino e il riconoscimento delle sue capacità di apprendimento a prescindere dalla “lezione” sono ancora di pochi.
Che chiudano le scuole!
Pubblicato da Marcella De Carli
Oggi, tra i commenti ad un articolo di Repubblica sulle prossime novità alle elementari, ho letto queste parole che hanno scandalizzato tanti lettori e che invece, secondo me, sono state una provocazione utile
Vero è che chi adesso si appresta a distruggere la scuola pubblica non lo fa certo pensando a alternative più flessibili, libertarie e antioautoritarie, anzi, ciò che accadrà sarà esattamente il contrario: un bel ritorno al voto, alla disciplina e al saper leggerescriverefardiconto come unici fondamenti. In più si spalancano le porte alle scuole private che, nella maggior parte dei casi, sono cattoliche e certamente non brillano per apertura pedagogica.
Io penso però che una discussione vada aperta.
«La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio.»
Maria Montessori
Prima educare
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho ricevuto “Prima educare, nella scuola e nella società” in regalo da Grazia Honegger Fresco un paio di mesi fa. Lei, per me, è proprio uno di quei “maestri” di cui chi fa educazione oggi si sente privo; una maestra che ha la capacità di rendere accessibile e possibile ciò che è in realtà difficilissimo: “seguire il bambino” (montessori).
Dice la Honegger: “Mettiamo dunque in mano loro (bambini, ndr)il controllo dell’errore, fidiamoci,sia pure osservando, senza mai umiliare e il risultato ci sarà, di sicuro…Il nostro modo di educare è completamente sbagliato perchè si fonda sul pregiudizio (”Lo sapevo che avresti fatto un pasticcio”), sul giudizio (”Tuo fratello è più bravo di te”), sulla sfiducia (”Non ci riuscirai mai…Per fortuna ci sono io a dirti come devi fare”). Modalità castranti e spesso sadiche di cui è disseminato il contesto familiare e scolastico uccidendo l’autostima e il gusto di imparare. La scuola è diventata un obbligo, mentre il piacere di passarci dentro tante ore dall’infanzia all’adolescenza è, oggi come ieri, un colpo di fortuna.”
Il percorso è quindi di messa in discussione di noi adulti, intanto, ed è un lavoro lungo e difficile.
Prima educare nella scuola e nella società, a cura di Cecilia Bartoli e Luigi Monti, ed. la meridiana