Tre piccole storie straniere in poco più di un’ora
Pubblicato da Marcella De Carli
Ieri.
Alle tre e dieci sono in macchina e vado verso casa. Sono allegra, calma, non ho fretta e non c’è traffico. Fa un caldo torrido e Francesca si è addormentata svenuta sul suo seggiolino con il suo solito dito in bocca. Alla fermata della 58 in via Costanza c’è una ragazza, è straniera (filippina, credo), sola sotto il sole con l’aria stanca. Ecco, d’istinto accosto e le chiedo se vuole un passaggio, così…Lei al momento non capisce, poi sì, ma andiamo in direzioni diverse e ci salutiamo senza imbarazzo. Sorridenti.
Alle quattro fuori da scuola di Sebastiano. Un signore sulla quarantina (ma ne dimostra almeno dieci di più) mi ferma e mi chiede dei soldi. Io, complice una situazione di delirio dei due bambini, non lo ascolto, faccio spallucce e mi allontano. Carico i bimbi in macchina e lui mi raggiunge, ha l’aria di uno che si vergogna e mi fa vedere un foglietto preso da uno di quei blocchetti pubblicitari delle aziende farmaceutiche; sopra ci sono scritti i nomi di due farmaci per il cuore (uno lo conosco) con i prezzi a fianco per un totale di circa 12 euro. Cerca di spiegarmi che sono per sua moglie, mi fa segno con la mano che ha preso una botta alla testa perchè è caduta e poi si tocca il cuore. Gli do un euro ma non capisco bene. Lui mi guarda con la faccia di uno che non sa più che cosa fare, davvero. Allora proviamo a parlare, capisco che è bulgaro (!), mi dice che abita in zona Lorenteggio, gli chiedo in quale ospedale abbia portato la moglie e capisco che non ce l’ha portata, mi dice solo “no…farmacia”. Allora chiamo Tommaso che mi cerca il numero e l’indirizzo del NAGA, gli spiego che è per tutti, anche per chi non ha il permesso, di andare, di non avere paura. Intanto Francesca piange e lui si preoccupa per lei. Ci lasciamo e lui è imbarazzato, fa un gesto bellissimo, mi prende la mano e me la bacia. Fa per andarsene ma un attimo dopo con le lacrime agli occhi mi dà un bacio sulla guancia, sincero, bello e riconoscente. E ride.
Alle quattro e venti sono al quartiere degli Olmi a prendere Marte che esce da scuola. Mentre parcheggio sento un tipo che parla con il vigile alle strisce pedonali di una situazione “insostenibile” alla piazza delle fontane. La piazza delle fontane è una piazza vicina alle scuole costruita in maniera tale che da terra escano dei getti d’acqua alti più o meno un metro, non funziona mai, ma in questi giorni l’hanno accesa e con questo caldo è davvero bello e divertente. Cerco di capire di quale situazione parli e solo dopo, dallo sguardo di una ragazza rom lì presente, capisco che parla di “zingari che si fanno il bagno….e nudi!!”. Il buon vigile immediatamente chiama la centrale per comunicare che c’è “un problema alla piazza delle fontane”, che mandino una pattuglia. Non ci posso credere e allora vado a vedere con i miei occhi. Ed eccoli i delinquenti, quattro ragazzini (il più grande avrà avuto tredici, quattordici anni, altri due sui dieci anni e una bimbetta piccola di circa sei anni) che giocano e si bagnano (come del resto poco più tardi faranno i miei figli e molti altri bambini). Chiedo a degli amici e mi riferiscono che l’unica nudità che si è vista è stata quella della bimba a cui hanno cambiato i vestiti. Allora torno dal vigile e gli faccio presente la situazione, gli dico che mi fa impressione che lui non abbia nemmeno verificato la veridicità della cosa, lui si giustifica dicendo che non avrebbe potuto dovendo stare a presidiare le strisce pedonali, che se un cittadino gli comunica un problema lui è tenuto a girarlo alla centrale, io gli ribatto dicendo che il suo dovere è anche quello di gestire gli animi delle persone che gli si rivolgono, che questi sono gli stessi che fanno la voce grossa con dei ragazzini rom e che poi stanno zitti di fronte alle prepotenze dei mafiosi della zona. Il vigile annuisce e si giustifica dicendomi che la gente è un po’ fuori e che una volta l’hanno chiamato per schiamazzi e ha trovato un nonno che stappava lo spumante per festeggiare il nipotino. Non mi ha fatto ridere.
Il punto sulla scuola
Pubblicato da Marcella De Carli
Apparentemente tutto tace e sembra che la protesta si sia sedata. Siamo alla fine dell’anno scolastico, ci sono incombenze “altre”, forse insegnanti e genitori stanno facendo i conti con un’idea di scuola che “tutto sommato ce la farà”.
Invece i tagli alla scuola pubblica sono feroci e porteranno ad un’indebolimento dell’offerta, alla faccia delle tre “i”.
Intanto nella scuola primaria spariranno gli insegnanti specialisti di inglese, lasciando il posto agli specializzati, insegnanti che dopo un bel corso di 150, 200 ore andranno a sostituire i laureati. Tralasciando i facili commenti e battute sulle capacità degli specializzati (avremo un sacco di insegnanti che come minimo parleranno l’inglese dei “sopranos”), al momento il problema è che questi sono pochissimi. Nella scuola di mio figlio ce ne sono quattro, che dovranno a turno abbandonare la loro classe per andare a insegnare inglese a tutta la scuola (21 sezioni!), scambiandosi con i docenti della classe a cui presteranno le ore. Questo significa un continuo spostamento di insegnanti, un’orario continuamente spezzato con un sacco di persone che girano nelle classi, alla faccia del maestro unico.
Nelle scuole a tempo pieno l’organico è stato nominato sulla base dell’orario privo di compresenze, il che vuol dire che nella maggior parte degli istituti sono stati assegnati insegnanti in meno rispetto all’anno scorso e questo comporterà uno spezzatino orario. In più sarà difficile immaginare di poter portare avanti situazioni di recupero e di potenziamento (che avvenivano con la presenza di due insegnanti su piccolo gruppo) e salteranno anche laboratori e uscite. Tra i laboratori c’è anche l’informatica, o sbaglio?
Chi invece, guarda un po’, non viene minimamente toccato sono i soliti raccomandati (avranno un santo protettore da qualche parte) IRC, insegnanti di religione cattolica. Al loro posto anche se dovessero avere tre iscritti….
Dunque, delle tre “i” (inglese, informatica, impresa), mi pare che solo la terza se la stia cavando egregiamente, considerato anche le scuole diventeranno sempre più aziende…
La protesta quindi non può fermarsi ora. E infatti prosegue.
Anche le scuole secondarie di primo e secondo grado hanno subìto dei tagli davvero significativi con una ricaduta impressionante sulla qualità dell’offerta formativa.
Per una visione completa della situazione
Storie straniere
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho deciso di aprire una nuova categoria alle “storie straniere”, ovvero a quei racconti di vita vera a dimostrazione di come la nostra sia già una società multietnica.
Chi legge il blog me li può continuare a mandare come commento a questo post, io provvederò a pubblicarli.
Grazie ancora a chi a voglia di condividere qualcosa di apparentemente semplice e banale, ma che di questi tempi diventa prezioso diffondere.
Il cortile di Eleonora
Pubblicato da Marcella De Carli
Nel mio cortile, che è mooolto multietnico!
La storia: al piano di sopra abitano delle 5 (6?) bambine, tutte femmine, chiamate amichevolmente dagli altri ragazzi del cortile “le pakistane”.
Notare che il “branco” dei giovani del cortile è così composto:
1 italiano (mio figlio)
3 del Salvador
2 marocchini
2 tunisini
6 pakistane, appunto
questi sono i “fissi”, poi ci sono quelli che vengono lì ogni tanto - un altro bel mosaico di provenienze.
Loro, i bimbi, giocano tutti insieme, tra urla e strepiti, giochi di emarginazionazione sessista (tu sei femmina/ maschio e quindi evidentemente non puoi giocare) o di discriminazione legata alla “carriera” (sei troppo piccolo/a, cosa vuoi sapere…lascia stare…).
E io, nel privilegiatissimo ruolo di mamma del piano terra, (per di più proprietaria di due gatti che osservano questi bipedi agitati dalla porta finestra, e che sono osservati con curiosità a loro volta) li conosco tutti.
Loro sono integrati, veramente, anche le pakistane, che non lo erano fino a qualche anno fa. Giocano insieme, si conoscono…litigano persino o fanno accordi e squadre.Ma le mamme o zie delle pakistane non lo sono per niente: sono invisibili, escono di rado - a spazzare il ballatoio - parlano escusivamente tra loro e non capiscono - o non vogliono rispondere - a nessun contatto che gli si propone. Gli uomini non si vedono MAI.
La mamma (e la nonna) dei due bimbi tunisini parlano poco, ma sorridono e salutano. Idem per la famiglia marocchina (mamma con due figli) che però non salutavano e non avevano alcun contatto col cortile fino a quando il padre è morto.
Da quel momento, forse per necessità, o per cessazione ipso facto di una probabile proibizione, adesso so che lei è Maria, la mamma, che mi saluta e mi regala una bottiglia di moscato - che lei non beve, è mussulmana - e mi chiede se l’aiuto ad invasare una piccola piantina che ha in mano, che non sa neanche lei perchè l’ha comprata, “forse non ho resistito a questo colore così forte, questo bel giallo, come quello delle terre del mio paese…”
BJ
Pubblicato da Marcella De Carli
Un breve racconto di speranza. Grazie ad Antonella Loconsolo che lo ha scritto.
Si chiama BJ, sono andata a prenderlo alla Malpensa la prima settimana di settembre. Un’ora di controlli, per questo pericoloso criminale: sei anni, nato in Italia, andato a stare dalla nonna in un paesino a 600 km. da Manila perchè la mamma doveva curare i bambini degli altri. Ora la mamma ha un lavoro più stabile ed è andata a riprenderselo. Giù dall’aereo si guarda in giro con una faccia stanca e assonnata, non dice una parola di italiano. Arrivati a casa gli offro un pangocciolo, dà un morso, poi lo getta dalla finestra aperta, giù dal primo piano, sul viale Fulvio Testi. Speriamo che il Mulino Bianco non lo sappia. E’ stato fortunato: niente classe ponte per lui. Una bella classe di tutti i colori dell’arcobaleno dove è stato accolto con una festa e dove ogni oggetto è stato contrassegnato da un cartello col nome in italiano scritto bello colorato. Ogni tanto viene da me a giocare, se la mamma deve fare qualche ora extra per pagare l’affitto. L’altro giorno l’ho sentito parlottare in italiano mentre faceva combattere qualche Gormito. Ho pensato, ci siamo, ecco un piccolo nuovo italiano. E, per un attimo, ho pensato che questo paese ha ancora un futuro.