Polemica in corso sulla fede o giù di lì
Pubblicato da Marcella De Carli

Prima educare
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho ricevuto “Prima educare, nella scuola e nella società” in regalo da Grazia Honegger Fresco un paio di mesi fa. Lei, per me, è proprio uno di quei “maestri” di cui chi fa educazione oggi si sente privo; una maestra che ha la capacità di rendere accessibile e possibile ciò che è in realtà difficilissimo: “seguire il bambino” (montessori).
Dice la Honegger: “Mettiamo dunque in mano loro (bambini, ndr)il controllo dell’errore, fidiamoci,sia pure osservando, senza mai umiliare e il risultato ci sarà, di sicuro…Il nostro modo di educare è completamente sbagliato perchè si fonda sul pregiudizio (”Lo sapevo che avresti fatto un pasticcio”), sul giudizio (”Tuo fratello è più bravo di te”), sulla sfiducia (”Non ci riuscirai mai…Per fortuna ci sono io a dirti come devi fare”). Modalità castranti e spesso sadiche di cui è disseminato il contesto familiare e scolastico uccidendo l’autostima e il gusto di imparare. La scuola è diventata un obbligo, mentre il piacere di passarci dentro tante ore dall’infanzia all’adolescenza è, oggi come ieri, un colpo di fortuna.”
Il percorso è quindi di messa in discussione di noi adulti, intanto, ed è un lavoro lungo e difficile.
Prima educare nella scuola e nella società, a cura di Cecilia Bartoli e Luigi Monti, ed. la meridiana
Ai bimbi di Gaza
Pubblicato da Marcella De Carli
Faber
Pubblicato da Marcella De Carli
Ricordando Fabrizio De Andrè
Pubblicato da Marcella De Carli
Questa sera avrei dovuto essere in piazza del Duomo, con la chitarra a cantare le sue canzoni. Me ne sto a casa, invece, ma in diretta con Annalisa, a cui devo queste parole bellissime. Grazie
Sono 10 anni e sembra ieri. Quando ho saputo che Fabrizio De André si era spento, ho semplicemente pianto.
Sembra buffo: non lo avevo mai conosciuto di persona, non avevo mai assistito ad un suo concerto… ma le sue canzoni erano state il mio pane. Mi avevano nutrito, sostentato, sostenuto, rinnovato. Erano state insegnamento, ridimensionamento, ragguaglio. Un faro nella tempesta, una figura paterna.
La sera stessa io e Fabietto andammo in piazza Duomo con gli altri e con la chirarra… Fabietto… che per non piangere mi stritolò una mano. Lui che, probabilmente, le emozioni aspetta che esplodano prima di riconoscerle e lasciarle andare.
E lì, proprio davanti al Duomo, avvenne una delle cose più belle che mi siano mai capitate: il barbone olandese che bazzicava abitualmente da quelle parti, mentre si cantava “Creuza de’ ma”, decise di regalarci un effetto speciale: tagliò la manica del suo giubbotto e improvvisò una nevicata di piuma che invase le chitarre, i convenuti, chi cantava, chi passava. Era bianco dappertutto e lui danzava, ubriaco e felice, sotto la pioggia leggera che si rinnovava ad ogni manciata… e la poesia della neve ci scaldava.
Era come se in quei fiocchi bianchi, caldi e impalpabili, ci fossero le mille parti di noi, così sbigottiti e persi, così sorpresi del nostro pianto, così insicuri ma con la certezza che, nel suo ricordo, ogni piuma che ci sfiorava per poi evitarci per la sua leggerezza, era “una goccia di splendore” che Fabrizio ci inviava.
Per questo tornerò in piazza Duomo stasera, per ricordare lo splendore che mi investì quella notte, nell speranza di riscaldarmi un po’.