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La libertà di essere schiave
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho appena finito di guardare il video in cui una delle ragazze dei festini di Papi si racconta con candore e, quasi ignara del loro peso, lascia scivolare parole su parole tutta tesa a voler ridimensionare il suo ruolo e ad uscirne in qualche modo “pulita” agli occhi della gente.
Mi sento colta da un senso di profondo smarrimento verso questo mondo di uomini potenti, sfruttatori dall’aria bonaria, e insieme da un sentimento di umana solidarietà verso una giovane mamma di 23 anni, in difficoltà economiche che, cresciuta a televisioni del premier di questo provincialissimo Paese, nemmeno per un momento viene sfiorata dal dubbio della bontà di ciò a cui lei si è prestata. E’ lavoro, mi pagano, non ho fatto nulla di male. Era fidanzata, il tipo l’ha mollata, e lei allora è finita fare compagnia a Silvio, altrimenti quello che avrebbe desiderato più di qualunque altra cosa sarebbe stato fare “la mamma e la moglie”. Papi ne esce ai sui occhi come un simpatico benefattore mandato da Dio.
Io non so che cosa sia successo alle donne di questo nostro piccolo paesello, di certo mi pare che tutta la storia sia emblema di una falsa libertà realmente mai conquistata.
Saramago: Fino a quando, Berlusconi, abuserai della nostra pazienza?
Pubblicato da Marcella De Carli
di José Saramago, da cuaderno.josesaramago.org, traduzione di Laura Franza
Duemila e cinquanta anni fa, giorno più giorno meno, in un’ora simile a questa, il buon Cicerone stava gridando la sua indignazione nel senato di Roma o nel Foro romano: “Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, e chiedeva una volta di più al vigliacco cospiratore che aveva voluto ucciderlo per impadronirsi di un potere al quale non aveva alcun diritto. La Storia è tanto prodiga, tanto generosa, che oltre a darci eccellenti lezioni sull’attualità di alcuni eventi d’altri tempi, ci lascia anche, per nostro uso, alcune parole, alcune frasi che, per una qualche ragione, hanno finito per gettare radici nella memoria dei popoli. La frase che ho citato prima, fresca, vibrante, come se fosse stata pronunciata un attimo fa, è senza dubbio tra quelle. Cicerone fu un grande oratore, un tribuno di enormi mezzi espressivi, però è interessante notare come in questo caso abbia preferito utilizzare termini tra i più comuni, che avrebbero potuto uscire dalla bocca di una madre che rimprovera il figlio irrequieto. Con l’enorme differenza che quel figlio di Roma, quel tale Catilina, era un mascalzone della peggior specie, sia come uomo che come politico.
La Storia d’Italia per qualcuno è sorprendente. E’ un lunghissimo rosario di geni, pittori, scultori o architetti, musicisti o filosofi, scrittori o poeti, miniatori o artisti, un numero senza fine di gente sublime che rappresenta quanto di meglio l’umanità ha pensato, immaginato, fatto. Non mancano certo le catiline di caratura più o meno forte, però nessun paese ne è esente, è una lebbra che tocca a tutti. Il Catilina di oggi, in Italia, si chiama Berlusconi. Non ha bisogno di dare la scalata al potere, perché è già suo, ha abbastanza denaro per comprare tutti i complici di cui ha bisogno, compresi giudici, deputati e senatori. E’ riuscito nell’impresa di dividere il popolo italiano in due parti: quelli cui piacerebbe essere come lui e quelli che già lo sono. Adesso promuove l’approvazione di leggi discriminatorie in modo assoluto contro l’immigrazione illegale, si inventa pattuglie di cittadini per collaborare con la polizia nella repressione fisica dei migranti senza documenti e, colmo dei colmi, proibisce ai figli di padri immigrati di essere iscritti nei registri civili. Catilina, quello storico, non avrebbe fatto di meglio.
Dicevo prima che la Storia d’Italia per qualcuno è sorprendente. Per esempio, sorprende che nessuna voce italiana (almeno che io sappia) abbia ripreso, adattandole ma di poco, le parole di Cicerone: “Fino a quando, Berlusconi, abuserai della nostra pazienza?”.
Bisognerebbe provarci, magari si avrà qualche risultato e magari, per questo o per qualche altro motivo, l’Italia tornerà a sorprenderci.(15 maggio 2009)