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Genova, gli ateobus UAAR ‘tornano’ in circolazione
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho ricevuto oggi questa notizia tramite il gruppo di facebook “Vogliamo i bus atei in tutta Italia!!!” e , volentieri, diffondo
Avrebbero dovuto sfilare per la città dicendo che Dio non esiste, ma sono stati bloccati dalla concessionaria degli spazi pubblicitari che li trovava lesivi delle convinzioni religiose. Oggi gli ateobus hanno ottenuto il semaforo verde per un nuovo slogan e si preparano a dare ai genovesi due notizie allegre: “La buona notizia è che in Italia ci sono milioni di atei. Quella ottima è che credono nella libertà di espressione”.
«Dopo tutto l’inatteso bailamme per i vecchi ateobus, - spiega Raffaele Càrcano, segretario generale dell’Uaar - volevamo lanciare un altro messaggio: volevamo dire che, tra gli italiani, uno su sette è ateo o agnostico, anche se politici, media e aziende municipalizzate non ne tengono conto. La nostra è una campagna per la loro visibilità, perché più visibilità significa meno discriminazione e più rispetto». La IGP Decaux, la concessionaria degli spazi pubblicita-ri della società di trasporti genovese, ha dato il via libera al nuovo slogan, al posto del prece-dente: “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”.
Intanto la Uaar non ha desistito con il vecchio slogan, anzi. Il gruppo Facebook che sostiene gli ateobus ha già 4000 sostenitori e sono stati raccolti 23 000 euro di donazioni per metterli in circolazione in altre città. «Non desistiamo perché è in gioco la libertà di espressione: – insiste Carcano – dobbiamo ribadire che, per la nostra Costituzione, credenti e non credenti hanno gli stessi diritti, compreso quello di dire “Dio c’è” o “Dio non c’è”».Comunicato stampa Uaar
L’Uaar ha diffuso questo comunicato perché la notizia, a sua insaputa, era già trapelata sulla stampa. Ne ha infatti dato notizia questa mattina Repubblica, nella cronaca di Genova, e la notizia è stata prontamente ripresa dal Secolo XIX e dall’ANSA.
Nota tecnica: l’UAAR ha deciso di parlare di “un italiano su sette” in base ai dati forniti dall’ultimo rapporto sulla libertà religiosa redatto dal Dipartimento di Stato Americano, non certo sospettabile di simpatie nei confronti dell’ateismo e dell’agnosticismo. Vi si può infatti leggere che “the most recent data indicate that approximately 14 percent of the population identifies itself as either atheist or agnostic“.
G8 Genova 2001 - Onda 2008
Pubblicato da Marcella De Carli
Non c’ero a Genova il 20 luglio 2001. Nemmeno il 21. Non c’ero, non potevo, anche se il dubbio rispetto al fatto di andarci o meno mi era venuto. Provavo invidia per chi c’era, volevo fare parte anch’io di quel movimento bellissimo di persone diverse tra loro, giovani e anziani, laici e cattolici, tutti in strada per dire “vogliamo un mondo più giusto”. Ero incinta del mio primo bambino che sarebbe poi nato il 7 agosto. Però mi ricordo tutto bene, benissimo. Ricordo che all’inizio sembrava che il massimo della trasgressione fosse esporre le mutande dai balconi. Poi, a un certo punto, tutto è cambiato. Ricordo la notizia della morte di Carlo Giuliani, mentre ancora non si sapeva bene e si parlava di un ragazzo spagnolo, le interviste ai suoi genitori i giorni dopo. Ricordo il massacro alla scuola Diaz. Ricordo la mia frustrazione e la rabbia e la voglia di esserci. E ricordo la manifestazione a Milano: c’era un’aria pesante, davvero tesa, non mi era mai capitato di sentirmi così…in pericolo.
Oggi la sentenza su quella che è stata definita una “macelleria messicana” mi ha ributtato di colpo a quei giorni, alla sensazione di impotenza e di ingiustizia . Di vergogna per loro.
In questi giorni un nuovo movimento sta nascendo in Italia, è forte, intelligente e mobile: un’onda. Anche oggi persone “normali” che non hanno paura di chiedere di essere ascoltate: genitori, bambini, docenti, ricercatori, studenti, bidelli, segretari, dirigenti…tutto il mondo della scuola si sta muovendo e lo fa con allegria e creatività.
Purtroppo qualche giorno fa mi è riapparso un fantasma: il vecchio intoccabile Cossiga che incita al massacro. Mi sono arrabbiata ma ho provato anche un po’ di pena per quest’uomo, ormai anziano, che ha dentro di sè tanto odio. Oggi, che di figli ne ho tre e che sono una di quelle maestre (anche se non una ragazzina) che Cossiga vorrebbe picchiata dalle forze dell’ordine, pur rendendomi conto che l’Italia non è mai stata così lontana dal concetto di democrazia, incredibilmente sento di non avere più paura. Io non ho paura. Sono preoccupata, triste, arrabbiata ancora, ma non ho paura. Non ce l’hanno fatta con me.