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Eluana, che la morte ti sia dolce
Pubblicato da Marcella De Carli
Siamo coetanee, più o meno. E lo riconosco soprattutto dalle tue foto, quelle che ti ritraggono coi capelli lunghi e il ciuffo da un lato, con le sopracciglia folte. Andava di moda così in quegli anni, ce le ho anch’io delle foto mie simili.
Eluana, io in questi anni sono cresciuta, diventata donna, ho potuto viaggiare, amare, avere dei figli. Non è stato così per te.
Ed ecco come vive ancora oggi Eluana: i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l’intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ribaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto.
“Malgrado non soffra direttamente per il suo stato, dovrebbe essere chiaro a tutti che la sua condizione è priva di dignità. Di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente nelle mani del personale che la assiste. La sua condizione è penosa per coloro che la assistono e che hanno ormai perduto da tempo la speranza di un risveglio e per i suoi genitori, che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto”.
Che la morte ti sia dolce. Contro chi non ti ama e che oggi ha tentato di fermare l’ambulanza buttandosi sul cofano.
Che la morte ti sia dolce. Che non giungano a te quelle voci ipocrite riunite in preghiera.
Che la morte ti sia dolce. Ti giunga l’amore di tutti noi che amiamo la vita. E che la rispettiamo.
Che la morte ti sia dolce. E che la vita ricominci per chi ti ama. Per sempre con te.